mercoledì 18 novembre 2020

Non te lo so spiegare

È difficile spiegare una sensazione. Specialmente quando è un complesso di cose che fa sì che io mi trovi qui, e parlo letteralmente.

Un autobus che arriva a sorpresa, vuoto, un minuto dopo quello che avevi perso di un soffio.
Rimanere insieme ad altri, boh, tipo quarantamila persone a cantare per una sconfitta, e non riuscire a smettere.
Essersi addormentati di sorpresa sul divano e trovarsi, al mattino, coperti da un plaid. 
Due occhi che avrebbero diretto la filarmonica di Vienna solo muovendo le sopracciglia.
«Non ti preoccupare, la risolvo io.» e sapere che è così.
Finire un discorso che hai fatto in preda alla disperazione, dove nemmeno tu sai bene cosa cazzo hai detto e come lo hai detto, ma sai di essere stato ascoltato e, in qualche modo, addirittura capito.
Camminare sotto la pioggia battente ma non sentire freddo.
Il chiacchiericcio dei tuoi amici in spiaggia mentre sei sdraiato a occhi chiusi.
Il rumore di un colpo d'accetta ben assestato, di quelli che spaccano un tronco perfettamente in due.
Cercarsi le chiavi in tasca, non trovarle, rientrare in casa e trovarle subito, anche se non erano al solito posto e non ricordavi di averle messe lì.
Non ricordare l'ultima volta che hai pianto.
La carezza della tua maestra quando eri piccolo.
La prima bestemmia che senti.
Un lungo viaggio in macchina, dove non guidi tu.
L'odore di un libro nuovo.
Vedere con la coda dell'occhio che qualcuno ti ha visto fare un canestro impossibile con una pallina di carta.
Il momento in cui lasci il trampolino.
Avere una fottuta voglia di colpire un cazzo di muro con il più forte dei tuoi pugni, sapendo che lo farai e che quel dolore non ti sarà nemmeno lontanamente utile.
Non aver più bisogno degli occhiali.
Camminare sicuri sentendo una presenza al fianco.
Ridere, e sentire qualcuno che ride ancora più forte di noi.
Trovarsi in una situazione difficile, ma sapere che ne verrai fuori. In un modo o nell'altro. Saperlo per certo.

Sognare un abbraccio, consapevoli di essere in un sogno.

Cazzo.
E non ho altro da aggiungere su questa faccenda.