domenica 18 ottobre 2020

Adesso vi imparo la felicità o, almeno, una buona imitazione.

Qualcuno fa Yoga.
Chi prende a calci un gatto e chi si scaglia con la bava alla bocca contro un ragazzino che uccide brutalmente e crudelmente un gatto. C'è, infine, chi usa un tredicenne che ha ucciso a calci un gatto per un personale tornaconto.
C'è chi prende una bicicletta e pedala da solo pensando ai cazzi suoi. Altri sognano di fare Tai-Chi, guardano film horror o serie horror in cui ci sono esseri formati solo da denti, immagini che ti basta vedere per un solo istante per essere sicuro che la paura irrazionale di trovartelo davanti te la porterai dietro per la vita.
Ognuno ha un personale tasto reset.
Il mio, quando ho tempo, è rivedere in sequenza casuale una determinata lista di film.
Quando non ho tempo, è mettere in loop una scena ben precisa da un film ben preciso.
The necklace scene da Love Actually.

Non racconterò certo Love Actually perché sarebbe assurdo pensare non lo abbiate già visto, rivisto, comprato in bluray per vedere le scene tagliate ed estese, eretto in giardino delle statue equestri di Richard Curtis e facciate parte di quella minoranza silenziosa che si sente tanto ganza per aver visto quel piccolo capolavoro di immensa tristezza dal titolo Questione di tempo, contrapposta alla totalità di incompetenti che non lo hanno apprezzato. Nel mondo che costruirò quando sarò eletto Presidente del MondoMondiale, Love Actually sarà materia obbligatoria di studio nei licei, in almeno un terzo dei teatri ce ne saranno rappresentazioni in chiavi diverse e i nomi delle strade saranno tutti cambiati con quelli dei personaggi del film: ogni città avrà almeno venticinque Piazza Billy Mack e Christmas is all around sarà l'inno nazionale di tutte le nazioni nazionali. Ah, ognuno sarà libero di fare la carbonara come cazzo gli pare e ci saranno lanciafiamme e bombe a mano di serie su tutte le automobili in circolazione. 
Per risolvere il problema del parcheggio.

Solo due parole (ahahahaha) per presentare la scena in questione.
Harry è un uomo in piena crisi di mezz'età, ha un'agenzia di roba fica e guadagna molto bene, anche se nessuno ha ben capito cosa cazzo venda o faccia vendere, però fattura alla grande e, come diceva sempre Rubbia "se una cosa funziona, non rompergli i coglioni" e, detto da uno che maneggiava un macchinario capace di creare un buco nero in Svizzera (privandoci per sempre del Läderach), direi che acquista un certo valore. 
Funziona tanto bene da potersi permettere di organizzare la festa natalizia aziendale in una galleria d'arte dove sono esposte delle improponibili gigantografie di tizi nudi (meravigliosa la foto dei "Four Tops") a culo o birillo di fuori, coperti solo da oggetti tipici del natale. Grande assembramento davanti alla foto del tipo a cui è stato necessario coprire lo sbirulone con una renna. 
Harry è un capo buono, di quelli incapaci di farsi i cazzi propri ma in senso paterno, uno che si preoccupa sinceramente del benessere dei propri impiegati. Se ne preoccupa talmente tanto da sceglierli solo strafichi appena usciti dalla pubblicità di un profumo francese. Che poi, chi abbia stabilito che i profumi debbano essere solo francesi, ancora devo capirlo. Ne esistono di tedeschi? Un bel profumo bulgaro, slavo, greco che non sia alle olive, non esiste? 
Una di queste impiegate, riconducibile al ruolo di segretaria che si permette di sedere in posizioni assurde su costose sedie da ufficio, fa capire a Harry, con sottili metafore e invisibili accenni, che ha i peli della patata tagliati a forma del suo viso, ma solo perché lo stima professionalmente. Inizia un sottile dialogo telefonico in cui il detto/non detto la fa da padrone:

Harry: «Non ho capito bene cosa vorresti da me.»
Mia: «Trombami.»
Harry: «Scusa, devo essermi svegliato con un orecchio in corto e le sinapsi collegate solo al tallone destro, puoi ripetere?»
Mia: «Voglio che mi trombi. Prendi la tua spada di fuoco e mettila nella mia caverna delle meraviglie, usa la tua sapienza per sfregare la mia lampada, fai uscire il genio dai pantaloni e usalo per conquistare la mia Agrabah, voglio farti urlare Ifix Tchen Tchen, bello pinzellone mio.»
Harry: «Vuoi qualcosa di cancelleria, ti servono...»
Mia: «IL CAZZO! VOGLIO IL TUO CAZZO! VIENI QUI E SMARMITTAMI»
Harry: «...»
Quindi attacca. Senza nemmeno dire ciao. 
Nonostante questo, lei vuole COMUNQUE scoparselo. 
Perché? Non lo scopriremo mai. 

Harry arriva (era dall'inizio che volevo scrivere "harry arriva") all'appuntamento con la moglie Karen (interpretata da una Emma Thompson che fermerebbe la gravità con un sorriso, straordinaria in una successiva e devastante scena sulle note di Both sides now dove ti verrebbe voglia di entrare nello schermo solo per abbracciarla e dirle che andrà tutto bene, assolderai per lei dei ragazzini strafatti di crack e farai fare un lavoretto medievale al culo di Harry, ma solo dopo averle preparato una tisana al cardamomo e averle garantito che la tua vita sarà dedicata a farle ritrovare la felicità) solo pochi attimi prima di lei, ma lei si scusa per il ritardo mentre lui fa pippa invece di dire "non c'è problema cara, sono appena arrivato", frase tipica che noi maschietti dobbiamo dire in quanto consapevoli che, se vogliamo continuare ancora a godere dei piaceri della respirazione autonoma, dobbiamo sempre avere pronta all'uso.
Harry, già sono due cazzate, una con amante e una con moglie: la domanda "che cacchio avrai di tanto speciale" viene spontanea. E no, non hai una renna nelle mutande.

Ah, siamo finalmente arrivati al motivo del post. 
The necklace scene.
Vi dico subito perché ha questo effetto su di me, sperando che l'abbia anche con voi: bellezza.
Nei momenti bui c'è bisogno di bellezza. Di classe. Eleganza. E qui ne troviamo a silos.

Harry e Karen devono comprare dei regali di natale per le loro odiose mammine, non vanno da Harrod's come farebbero milioni di altri inglesi o come faremmo noi, implumi italioti con madri che conservano ancora i nostri lavoretti delle elementari, loro entrano da Selfridges & Co. 
Per dire: la sede di Londra di questa catena di supermercati è stata progettata da Daniel Burnham, nome che dice poco a molti ma è colui che ha progettato una autentica icona americana, il Flatiron. 
L'interno sembra simile a quello di altri grandi magazzini, non lo diresti poi tanto diverso da quelli di una qualsiasi Rinascente ma la bellezza inizia dai particolari, anche da quelli che non riesci a vedere e che percepisci solo grazie a qualcosa di totalmente irrazionale. Un dolce può essere eseguito dalle stesse mani e con gli stessi ingredienti, impastato e cotto nello stesso identico modo. Uguali. Du' pesci.
Ma se chi li ha preparati era felice durante solo una delle preparazioni, beh, la differenza la sentirai. 
Una delle due fette ti farà chiudere gli occhi, in modo del tutto irrazionale. Mangiando una delle due fette sentirai i capelli sulla nuca iniziare a formicolare. 
Si sente. 
Karen saluta e invita Harry a trovarsi qualcosa da fare per dieci minuti.
In questo momento, abbiamo la certezza assoluta che i suoi pensieri sono totalmente occupati da un unica frase "E adesso, che minchia faccio?"
Perché qui non sta pensando a Mia, non sta pensando a null'altro che non sia "marò che stracciamento di coglioni", solo dopo, solo pochi minuti dopo, gli verrà in mente che 
1. È solo;
2. Nessuno lo vede;
3. Forse, e dico forse, Mia al telefono ha lasciato intendere che, rivedendola, potrebbe baciarla non solo sulle guance ma spingersi anche a farlo in quel punto intermedio che è ancora guancia ma inizia quasi a essere labbra, il punto massimo che le ragazze alle feste degli anni '80 lasciavano raggiungere. 
4. Va a lavorare da solo, rientra a casa da solo, è il capo della sua avviatissima agenzia (nonostante lui per primo non abbia ancora capito cosa cazzo venda, produca o rappresenti: potrebbe venir fuori che realizzi stuzzicadenti intarsiati da legni di vecchie imbarcazioni fenicie e non ne sarebbe affatto sorpreso, anzi, ne sarebbe sollevato per aver finalmente capito grazie a cosa caspita paghi il mutuo e il costume da aragosta della figlia. Prima aragosta, tra l'altro) ma SOLO ADESSO può comprare qualcosa di bello da portare a Mia.
4. Sento un improvviso odore di zolfo.

Perché nel film si vede chiaramente quando Harry decide che sì, arrivato a questo punto della sua vita, una parentesi passionale, definita anche tecnicamente come Insifonata, con una ragazzetta più giovane ci può anche stare. Anzi, non si vede, si sente.
Nel momento un cui parte una ben precisa musichetta, Harry cambia volto, espressione e si decide. Da qui in avanti è il sé cattivo a parlare, quello che ha una diversa priorità.
Harrypisello si dirige al reparto gioielleria con la stessa classe ed eleganza di un'entrata in scena di Mario Zamma: una calotta di plastica in testa fissata malissimo, con due zeppi di ciuffi bianchi ai lati mentre strilla SALVE A DUDDI, SONO GIRIACO DE MITA. 
Harrypisello è piegato verso la vetrina dei gioielli come se diamanti e ori si riconoscessero a naso come i salumi, interpretando meravigliosamente la parte dell'uomo arrapato: un cro-magnon incapace di una qualsiasi capacità cognitiva che non comprenda mangiare e rendersi ridicolo con cose di cui, in un secondo tempo, non si pentirà per tigna. Davanti a lui c'è una signora che dice al commesso una cosa che tutti i commessi amano alla follia sentirsi dire, specie dopo essersi sperticati in spiegazioni, ci devo pensare, senza sapere o immaginare il pensiero del commesso stesso 'tacci tua, lo so che te lo compri su Amazon, che te se possa seccà lu campo.
Qui inizia la magia.
Il commesso si scansa lateralmente e, immediatamente, APPARE Rufus, interpretato da un magistrale Rowan Atkinson.
Apparire non è un verbo scelto a caso, vi spiego il perché.
Rufus è un angelo.
Tutta quanta la scena è il tentativo di cambiare l'idraulica interna di Harry, convincendolo a riossigenare quello che, davvero, è l'organo sessuale principale. Il cervello. 
La sua natura angelica è stata poi confermata anche dagli sceneggiatori stessi, ma che fosse qualcosa di totalmente avulso a quel contesto, beh, era chiaro fin dall'inizio.
Curtis sfrutta la corporatura non certo mastodontica di Atkinson per riprodurre una scena incredibilmente ben riuscita e apprezzata da molti registi, quella che ci ha fatto saltare tutti sulla sedia in Tenebre, di Dario Argento. In Tenebre, Giuliano Gemma si china per raccogliere il rasoio finto, rivelando all'improvviso la presenza di Anthony Franciosa, in attesa dietro di lui. In Love Actually lo stesso viene ottenuto grazie a uno spostamento laterale: il commesso si scansa, Rufus, letteralmente, appare.
Rufus è diverso. Rufus è elegante, è l'eleganza stessa.
Gli altri commessi del negozio sono vestiti come agenti immobiliari o assicuratori di piccole agenzie, hanno barbe non curate alla perfezione e nessuna cura del dettaglio. 
Rufus ha un vestito di sartoria, un rigatino. Mio padre diceva che il rigatino devi saperlo portare, non conta se sei grosso o piccolo, se non lo sai portare, sei solo uno stronzo con un vestito blu a righe. 
Papà non faceva della diplomazia il suo tratto distintivo, è vero. 
Ma torniamo al vestito. Il colore è perfetto, la trama del tessuto è magnifica, il filato proviene direttamente dal sottopancia di una pecora usata da Ulisse per scappare dalla grotta di Polifemo. 
Indossa, unico a farlo nel negozio, una camicia bianca. E la camicia bianca la metti solo se ti senti sicuro di te. O se devono fucilarti o tagliarti la testa, ma non dovrebbe essere questo il caso.
Una camicia dai polsini inamidati perfettamente che escono dalle maniche, una camicia che può essere portata solo con un accessorio praticamente dimenticato. I gemelli.
L'Associazione Maschiale Internazionale ammette solo DUE gioielli da uomo: orologi e gemelli. 
Mettete qualcosa in più e sarete solo Ringo Mandingo, speaker di Radio Pajata Fresca. 
È calmo ma deciso, la sua voce è calda e lascia sentire una potenza che, liberata, farebbe ripartire con un soffio i traghetti ingolfati al porto di Civitavecchia.
Nota: la scena è da sentire rigorosamente in lingua originale.
Si, va bene, i doppiatori italiani sono i più bravi al mondo, quando hai sete niente è meglio dell'acqua, Pippo Baudo professionista e Venezia è bella ma anche una giostra con San marco che è anche il nome di una pizzeria. Tutto giusto. Ma nulla è meglio dell'originale. 
In questo caso, nulla è meglio di un inizio sfolgorante.
«Looking for anything in particular, Sir?»
Una voce calda e profonda a dispetto delle dimensioni contenute della cassa di risonanza, una voce che sembrerebbe destinata ad annunciare che la guerra è finita, la voce del nonno che ti chiama dopo averti riparato la bicicletta e quella che, vedrai, vedrai, senti carezzarti nonostante preferiresti sentirla piangere, urlare di averla delusa ma che ti accoglie ogni sera con tenerezza, come tu fossi un bambino. Una voce che ti fa sentire la maiuscola del "Sir". 
Harrypisello, ovviamente, non sente nulla di tutto questo. Balbetta qualcosa, è incerto, sceglie il gioiello indubbiamente più pacchiano della vetrina, un banalissimo cuore d'oro con una pietra rossa a lato, di foggia nemmeno particolare, un gioiello che sceglierebbe solo Ringo Mandingo sopracitato per regalarlo a Debborah per l'anniversario della loro prima scopata in macchina.
Ma lui sceglie quello. Chiede quanto costa.
Rufus spara 270 sterline che, al cambio attuale, fanno quasi 3 piotte de gioiello monnezza. 
Lui accetta senza battere ciglio.
A Harrypisè: ma che cazzo de lavoro fai? Tiri fuori 3 pezzi verdi come niente fosse, come non fossero le tue, le esci come Stefania Rocca esce le tette, e fai il pulciaro regalando solo sciarpe a tua moglie? Ma sarai un po' stronzo? 
«Lovely»  - risponde Rufus, che prende quello schifo dalla vetrina - «would you like gift-wrapped?»
La domanda è scontata, chi non vorrebbe un pacchetto regalo per quello che è, in maniera del tutto evidente, un regalo? Con la banalità dell'uomo ottenebrato dalla voglia di trombare, Harrypisello non ragiona più in maniera coerente a causa della totale assenza di ossigenazione neurale e risponde distrattamente che sì, famme pure sto pacchetto regalo così quella che devo scorticamme è pure più contenta. 
In realtà no, caro mio RingoHarry, non avresti dovuto accettare. Avresti dovuto metterlo in tasca e andartene, fare il pacchetto in un secondo tempo ma sei un cretino. Sei stato abituato ad avere qualcuno che fa le cose per te, le tue mani da violinista non toccano, non fanno, non eseguono più compiti difficili come fare un pacchetto e un fiocco. 
Vabbè, queste sono solo frasi da post di Facebook per non scrivere "ragioni solo con il cazzo e vuoi fare bella figura con la tipa", devo ancora scrollarmi di dosso un po' di ruggine.
«Lovely» - risponde ancora Rufus. 
Ma.
Stavolta qualcosa si accende nei suoi occhi, adesso ha i movimenti del ragno che ha tessuto la tela e visto la mosca rimanere impigliata con il pisello nelle trame. 
Adesso sa perfettamente cosa fare e come farlo. E c'è un solo modo.
Senza fretta.
Da questo momento in poi, tutto diventa assolutamente perfetto.
Von Karajan che dirige Paganini e Gould nell'anfiteatro amazzonico costruito da Fitzcarraldo.
Rufus mette la collana nella sua confezione, gira il nastro dorato attorno e lo chiude con un fiocco.
Harrypisello si guarda attorno spaventato, una goccia di sangue deve aver raggiunto la zona del cervello dove c'è solo un pulsante che serve a formulare uno e un solo pensiero: "Stai a fà 'na cazzata, fratè" ma, da perfetto esemplare di maschio, non gli dà il minimo ascolto. Chiede, con fare preoccupato, di fare in fretta.
Qui, a onor del vero, c'è un piccolo colpo di genio di chi ha fatto l'adattamento italiano: tradurre con "In un lampo lampante" la frase originale
«Ready in the flashiest of flashes»
Da qui in poi Rufus sa di averlo in pugno, sa che nessuno al mondo potrà mettersi tra lui e il compimento del suo scopo, far capire a Harry quanto sia un perfetto idiota. 
Infatti, sorride. Sorride buono, sorride soddisfatto, sorride come sicuramente sorrideva la donzelletta che veniva dalla campagna in sul calar del sole, mentre guardava le rose e le viole con cui si sarebbe adornata alla festa del paese. Una felicità semplice eppure totale, non un vestito sgargiante, non un profumo francese reclamizzato in modi sempre più inspiegabili (per quale cazzo di motivo Depp scava una buca in mezzo al deserto e, soprattutto, COSA STRAMINCHIA SIGNIFICA QUELLO CHE DICE), ma un semplice mazzo di fiori freschi.
Nient'altro. La bellezza non ha bisogno di altro. E stiamo parlando di una ragazza che aveva appena finito il lavoro nei campi, stanca, sudata e sicuramente sporca di terra, con indosso dei vestiti da lavoro sicuramente diversi da quelli della Mangano in Riso Amaro, decisamente più somiglianti a quelle vestagliette scure con motivi tristissimi che riempivano gli armadi delle nostre nonne. Ma era felice e sorrideva al pensiero di sentirsi bella. Sparisce la fatica, la noia e la puzza, spariscono le occhiate fameliche degli uomini e l'assenza di qualsiasi cosa che non sia lavoro, in casa o nei campi. 
Domani sarò bella. Basta solo questo.

Ora Harry pensa che tutto sia finito, che prenderà il regalo per poi andare da Mia e abbandonarsi con lei ai piaceri della carne. Invece no. Rufus prende una busta.
No, non mi serve una busta, lo metto in tasca, cerca di opporre una timida resistenza, forse un barlume di maschia determinazione lo ha avvolto, forse capisce che qualcosa non va per il verso giusto e tira fuori le palle.
«Oh, this isn't a bag, Sir» 
E qui succede qualcosa. Harrypisello torna Harry e basta. Dimentica la tipa convinta che nelle sue mutande ci sia un marchingegno simile a quelli che si vedono nei film steampunk in grado di alimentare tutta Londra, dimentica la possibilità che Karen possa tornare da un momento all'altro, dimentica tutto. Il sangue torna a circolare in tutto il corpo e non solo nei dodici centimetri di media nazionale. Si trasforma in tutto e per tutto in un leghista medio e, con il viso stravolto da un muto stupore chiede
«Really?»
Guardi una busta, il tizio davanti a te stringe in mano una busta, è trasparente, saldata su tre lati e uno lasciato aperto, fa il rumore di una busta e tutti gli anni che hai vissuto prima di questo preciso momento ti stanno fornendo una sola informazione. 
Cazzo, quella è una busta. 
Eppure no, non ci credi, non ne sei convinto, stai magrittianamente vedendo una cosa che non è quella quella cosa. Il brutto è che avevi studiato per una pipa, su quella eri preparatissimo, invece no, busta. E resti fermo lì, sul filo di un rasoio e, con la tua peggior faccia da "No, non ho mai provato Urrà", aspetti di sapere cosa sia la busta/non busta.
«This is so much more than a bag.» se la sente ormai così tanto calla da abbandonare il Sir. 
Con la sicurezza che vedevi in tuo padre mentre guidava l'Alfetta di famiglia, prende un supporto che può essere stato creato per quella e solo quella scatola, se lo posiziona davanti e mette la confezione in un incavo fatto apposta perché resti dritta in modo da poter operare a mani libere. 
Compare nella sua mano una paletta d'argento e la fa girare in aria, una paletta tanto lucida da sembrare mai usata prima. Il sospetto viene fugato quando apre un cassetto pieno di fiori secchi, che raccoglierà producendo un fruscio regolare e non fastidioso. Il fondo del cassetto è completamente ricoperto di questi fiori: è semplicemente impossibile non sia stato preparato un altro pacchetto prima di quello, impossibile non sia passato prima di Harry un altro pulciaro con l'intenzione di spendere 300 puzzosissimi euro per una collana da regalo di compleanno in una festa delle medie negli anni '80. 
Rufus versa quei fiori nella busta come se da quello dipendessero le sorti del mondo, li pesa con gli occhi e fa quello che sembra essere il suo destino: essere artefice di perfezione. Harry, causa gravità, ha fatto tornare tutto il sangue all'inquilino silenzioso e manifesta segni di impazienza. Chiede di nuovo di sbrigarsi.
Ascoltare i film in lingua originale serve anche a fare nuove scoperte. Nell'edizione italiana, Rufus ripete la frase del lampo lampante, ma non è lo stesso nella versione inglese.
In questa, Rufus parla in una lingua che conosciamo bene, in una lingua che ha dato vita ai miti di inferno e paradiso, la lingua che ha creato gli angeli e i diavoli e, in Veneto, molti santi.
«Prontissimo».
In italiano. Con buona pronuncia, oltretutto. Qui ricordi di come Atkinson cercò di bloccare la visione di Mr Bean in Italia perché ci veniva sempre in vacanza e adorava non essere riconosciuto. Allora lo immagini sacramentare in italiano, usare la nostra lingua per dolersi di come alcuni automobilisti intorno a lui, soprattutto maschi, siano stati assemblati con i giusti pezzi ma posizionati diversamente e di come dei defunti si guardi e tenga cara solo la parte immateriale, mentre il resto viene colpevolmente disprezzato. Lo vedi alzare le dita ai lati della mano e non più solo quello centrale, talmente calato nelle basi della nostra cultura da poter ordinare tranquillamente tre bicchieri di liquore senza essere riconosciuto come abitante della perfida albione da un ufficiale delle SS.
Apre un secondo cassetto, pieno anche questo di foglie e rametti di lavanda, anche questo sembra appena uscito da una rivista di arredamento per interni. Abbandona la paletta e usa le mani, con la paletta avrebbe preso le foglie staccate, sarebbero state le più vecchie e secche: inaccettabile. Prende alcuni rametti e, con tutta la calma del mondo, li lascia cadere all'interno della busta, il tutto sotto lo sguardo sempre più impaziente e preoccupato di Harry, oramai completamente tornato alla condizione di Harrypisello. La preparazione di questo pacchetto è talmente tanto importante che Rufus prende uno, un solo altro rametto di lavanda, lo guarda, decide che tutto sarebbe troppo, gli odori e le fragranze sono frutto di equilibri e mezzo rametto in più avrebbe rovinato l'effetto finale. Lo spezza a metà e ne sgretola le foglie usando i polsi, per non contaminare le foglie con le mani. 
Le mani.
Dopo aver ridotto in foglie il mezzo rametto se le annusa e fa una cosa, ai miei occhi, straordinaria. 
Quelle stesse mani che prima aveva giudicato non degne di poter venire a contatto con la perfezione della lavanda, si muovono in aria disegnando traiettorie impercettibili, codici di geometrie esistenziali, parabole e iperbole, cerchi e semicerchi, una traiettoria tanto decisa e aggraziata da non avere connotazione sessuale o di genere, potresti riprodurre quel movimento e sembrare Ferrini che fa la signora Coriandoli o essere Li Shang mentre danza con la spada. Si china di nuovo per prendere un bastoncino di cannella, nel farlo, nel piegarsi, si nota un punto luce (mi perdonerà la signora Foer per aver usato "punto luce") come nessun De Beers potrebbe mai eguagliare: un fazzoletto immacolato nel taschino. Non si è mai mosso, non è sceso e non è caduto, il cotone egizio misto a seta indiana di cui immagino sia composto non avrebbe mai sopportato l'onta di spostarsi anche di un solo millimetro da quella che è la posizione, nemmeno a dirlo, perfetta.
Harrypisello adesso è un fascio di nervi, anche davanti all'evidenza di un bastoncino di cannella, chiede cosa diamine sia; in questo momento, si trovasse di fronte un elefante, non sarebbe in grado di esimersi dal chiedere "e quello, cos'è?".
Rufus continua la sua scena, quello che tutti pensano essere una perdita di tempo è, in realtà, la necessità di convincere Harry a godere della bellezza, di tornare a ragionare con la sua testa.
Il diavolo, però, affonda ancora di più le sue mani nel culo di Harry, stringendogli le chiappe in maniera ormai dolorosa. La fretta, l'impazienza è totale, si innervosisce, sposta il peso da un piede all'altro e parla con la bocca collegata allo sbafanzio, quindi in grado di esprimere solo concetti sballati, altrimenti detti cazzate.
Rufus chiude la busta ma annuncia di aver solo quasi finito, Harrydiavolo, incredulo, sragiona seppellendo il cervello come se stesse vivendo nel mondo descritto nelle canzoni degli 883, per farla breve, sta andando affanculo.
«Are you gonna dip it in yogurt? Cover it with chocolate buttons?»
Vedete? La rotta per casa di dio è segnata, la festa in cui le tipe aspettano sarà piena di regali confezionati in palloncini, dentro mutande o con dei peluche intorno, in cubi di ghiaccio o tutte le altre stronzate che si usavano per nascondere boccette di Baruffa o Rockford, di orologi Sector o Swatch. 
Compare una scatola dorata (se fossimo in una trasmissione di Giacobbo direi che questo è oro, la lavanda rappresenta l'incenso e, se fate una ricerca su google, tra gli elementi correlati alla mirra potete trovare i bastoncini di cannella. Ho la mascherina ma non sono quello che sembra Scorpion di MK, però queste NON POSSONO ESSERE COINCIDENZE), la confezione non è ancora finita ma Harrypisello si è ormai trasfigurato in Harrymortaccimiacheideadelcazzo e vuole solo che quest'incubo finisca, va nel panico più totale e balbetta di voler andare via, di poter pagare per chiudere lì il tutto, ma Rufus prende un guanto giallo (nemmeno a dirlo, nuovissimo anche questo, privo di qualsiasi segno di uso e, giusto per abbondare con i simbolismi, lo mette alla mano sinistra. Quella del diavolo. E lui non è mancino).
Prende un rametto di pungitopo ma ormai Harry è andato, si allontana bruscamente abbandonando la scena mettendosi esattamente davanti a Karen, tornata dalle compere.
Rufus guarda il pungitopo con occhi increduli, quasi chiedendosi dove potesse aver sbagliato, quindi lo ripone al suo posto, pensando che quella stronzata del libero arbitrio decisa dal grande capo è, come molte delle dieci incise nella pietra, un concetto quantomeno da rivedere.

Eleganza. Bellezza. Perfezione. Due grandi attori chiusi in una bolla di grazia.
Rowan Atkinson avrebbe continuato a sfidare la morte in incidenti sempre più assurdi mentre guida macchine da corsa; Rickman, invece, aspetta ancora che un figlio di Worvan, armato del martello di Grabthar, si accanisca contro chi ha deciso che la sua ultima interpretazione dovesse essere con dei capelli solo leggermente meno assurdi di quelli di Chigurh e lo vendichi.

Questa scena mi resetta, ogni piccolo particolare che si affaccia dopo ogni visione mi avvicina alla calma e all'accenno di sorriso. Potrebbe dirsi che, in fondo, basta poco.
No.
Serve tanto, invece. Serve grazia e intelligenza, rispetto e un accenno di mistero.
Spero possa fare a voi lo stesso effetto. Spero voi ne abbiate una.

E che non siate rimasti con in testa solo la frase "dodici centimetri di media nazionale" correndo a cercare il righello.



12 commenti:

  1. Come promesso, ho cominciato a seguire il blog giorno per giorno; e come da te promesso, eccoti qui, con un gran pezzo. Grazie mille, e bentornato!

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  2. C'era scritto Mettéte
    Io ho letto Mèttete.

    Erica

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  3. Leggere questo post è stato un piacere raro, in questo periodo, credo, c'è tanto bisogno di bellezza e di eleganza. Grazie.

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  4. Ho aspettato e ne è valsa la pena. Bentornato!

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  5. io lo avrei strangolato. Ma io avrei anche comprato il regalo da Bluepoint, quindi...

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  6. Bentornato! Il mio reset è “Il Lato Positivo” (Silver Lining Playbook) di David O’ Russell

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  7. Bentornato! E' sempre un piacere leggerti!

    (obietto solo sulla carbonara :) )

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  8. mi associo a Paola... bentornato Paolino...

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  9. Arrivo in ritardo, ma è sempre un grande piacere :) Come può essere semplice e complessa una scena, è incredibile..! Ora mi viene da pensare al mio tasto reset.

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