giovedì 10 aprile 2014

Veloce.
Come un topo messicano o uno struzzo con l'oscena passione per i canyon americani.

Sua è la bellezza dei rutti dopo pranzo.
Due raggi di sole, l'odierna primavera del litorale non ne concede di più ma gli sono bastati per mettersi una canottiera.
Non sua, per carità.
Della figlia.
Non si spiegano, altrimenti, due cose: il color fucsia della stessa e la presenza, adeguatamente circondate da residui di cibo e costellazioni di sugo, delle Superchicche.

Fidatevi, sono loro.
Ma senza ogni cosa bella.

Capisco che è della figlia soprattutto per le dimensioni, buone per una adolescente di 24 kg ma decisamente poco adeguate a chi, magari, dovrebbe nascondere l'ombelico.
Cosa che lui, decisamente, non fa.
Sospetto che le dimensioni siano un suo problema da tempo.

Varca la porta con in mano un gelato al cerume.
Non spiego, altrimenti, la faccia schifata e l'incazzatura.
Evita le gelaterie di Dragon Alley la prossima volta.

"Buongiorno, posso aiutarla?"

Mi guarda come avessi due nasi.
Entrambi raffreddati.
E pensassi che il modo migliore per passare la mattina sia quello di abbracciarlo forte forte.
Arriccia il naso, alza un sopracciglio.
Si concede una maschia grattata fregandosene completamente del fatto che siamo uno di fronte all'altro e, giocoforza, le mie retine saranno per sempre segnate dall'estatica visione di cinque dita che ENTRANO nei pantaloni trovando ciò che bramavano.
Se nel tuo rituale di autoaccoppiamento è previsto anche la voce “stringere la mano a fine visita”, beh, io la depennerei.

Visto che è troppo impegnato in un mai abbastanza sottovalutato esercizio di autoanalisi, rimane in silenzio.
Ne approfitto.

“Si prenda tutto il tempo che le necessita, se non le spiace, vado a bannarla da Facebook”

“Noi no amici su Facebook”

“Meglio prevenire”

"Io vuole solo vedere cose che tu esposte, se io ha domande stronze da fare, io faccio te così può dire tue cazzate"

Eravamo partiti così bene...
Allora te la cerchi, allora vòi la guèra.
E annamo, forza.
Metto i carrarmatini puntati verso di lui e lancio tre dadi rossi.

"Messere, vossignoria non abbisogna rimarcare l'appartenenza alla categoria dei picoattrezzati, tal rango è evidente a chiunque non abbia compagna nervosa in sempiterno"

Si ferma e mi fissa.

"No capito di cazzo. Io crede che tu preso per il culo di me. Tu preso di culo?"
E, nel dirlo, mi si piazza davanti ad una distanza tale da considerare fuffa il concetto stesso di bolla prossemica. 
Concetto interessante.
Molto.
Al momento vorrei fosse una legge dello stato, in modo da non avere tutte le assolute certezze che tanti hanno a prescindere.

Tipo essere certi che lui, l'acqua, non la accoglie ma la subisce;

Certo che esista l'allergia alle saponacee;

Sicuro che, da qualche parte su questa meraviglia di cellule aggregate che ho davanti, ci sia un tatuaggio con scritto “Hulk Spaccia”.
E sotto
“Migliori prezzi di tutta Balduina”.

Ho già detto di essere tutt'altro che un Cuor Di Leone.
Ma.
Abbasso la testa solo davanti a poche cose.
1. Agostino, per rispetto.
2. Il mio barbiere, per barbieristici e tricotici motivi.
3. Nostro Signore, e non aggiungo altro.
4. Dopo la frase “dobbiamo parlare”, sempre non riesca a scappare.
5. Nei confronti di chi ha formulato la teoria secondo la quale gli aerei volano, lo fanno certo, ma per stregoneria non certo per quella minchiata dell'aria che passa sotto e sviluppa una forza che solleva e bla bla bla, tutta fuffa per nascondere l'esistenza del wingardium leviosa. 
Leviòsa.
Precisini del piffero che non siete altro.
6. Le lacrime femminili. 
Davanti a quelle, se si è uomini, ci si prostra.

Di certo, non di fronte ad un Banner bimbominkia.

Metto a tacere i miei canali olfattivi con la promessa di una visita al forno di Roberto, un mio amico qui vicino e mi avvicino, se possibile, di più al tipo.

"Pensavo fosse evidente. Se non hai capito cosa ho detto, posso prendere carta e penna e scrivertelo”
Faccio un passo indietro, volto leggermente la testa per teatralità per poi rigirarmi di nuovo verso di lui.
“Sempre tu sappia leggere. In caso, te lo disegno”.

Chiara e Irene, papà vi ha voluto bene.
Rosanna, i moduli dell'assicurazione sono nella scrivania.
Mamma, tranquilla, Luca sta bene. 

Sorride.
Buon segno, direte voi.
Se vedeste cosa ha tra i canini, cambiereste idea.

“Tu piace. Noi partiti con piede sbagliato, adesso fa pace con offerta al bar. Offre io bicchierino”

“Caffè”

“Io offre, io decide. Bicchierino”

“Ma sono le dieci e mezza”

“Orario perfetto”

Leonix Italia, Reparto Brigata Julia, ore 10,30

p.s. Veloce un piffero, lo so :)

Nessun commento:

Posta un commento