(non c'entra niente, ma è tutto il giorno che mi impongo di non ammorbare il pianerottolo del sig. Da Soli con la mia aneddotica non richiesta. Resisti a una, resisti a due, alla terza tentazione ciao, adesso ve la beccate: amica carissima - che non è un modo per dire che sono io solo che mi vergogno - si ritrova finalmente ammalloppata su un divano col tipo che concupiva da tempo. Nella miglior tradizione della legge di Murphy, l'evento si verifica mentre lei è in pieno ciclo. E il divano non è manco suo. I due fraternizzano e sorellizzano in maniera sempre più approfondita finché una mano di lui fa per scivolare nelle mutande di lei. Lei abbatte mentalmente il santo patrono dei tampax e, in un raptus di follia, fa per bloccarlo pronunciando qualcosa che suona come "Ehm. Fausto". Lui, bloccare, si blocca. Si blocca tutto, tranne un sopracciglio che gli parte verso il soffitto, soprattutto perché non si chiama Fausto. "Fausto?", ripete cauto. "Fausto, sì", conferma lei. "Non possiamo, c'è Fausto". Lui resiste alla tentazione di guardarsi intorno allarmato. Non sono a casa nè di lui nè di lei, la casa è di amici e in effetti è piena di gente, anche se a quel punto sarebbero dovuti essere tutti a dormire. Nel dubbio, ritira la mano. "Fausto", ripete ancora, non sapendo bene cos'altro dire e sperando che lei adduca motivazioni plausibili, possibilmente senza coinvolgere spiriti di trisavoli di nome Fausto che aleggiano impertinenti intorno al divano. "Eh", si limita a ribadire lei, come se la spiegazione fosse logica. Lui, l'estasi e la passione ormai scemate, comincia a dar segni di nervosismo. "Ma chi cazz'è, 'sto Fausto?". "Fausto, Leali, LE ALI, cazzo, stavi per mettere una zampa sulle ali e portarti via appresso tutto!")
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RispondiElimina(non c'entra niente, ma è tutto il giorno che mi impongo di non ammorbare il pianerottolo del sig. Da Soli con la mia aneddotica non richiesta. Resisti a una, resisti a due, alla terza tentazione ciao, adesso ve la beccate: amica carissima - che non è un modo per dire che sono io solo che mi vergogno - si ritrova finalmente ammalloppata su un divano col tipo che concupiva da tempo. Nella miglior tradizione della legge di Murphy, l'evento si verifica mentre lei è in pieno ciclo. E il divano non è manco suo. I due fraternizzano e sorellizzano in maniera sempre più approfondita finché una mano di lui fa per scivolare nelle mutande di lei. Lei abbatte mentalmente il santo patrono dei tampax e, in un raptus di follia, fa per bloccarlo pronunciando qualcosa che suona come "Ehm. Fausto". Lui, bloccare, si blocca. Si blocca tutto, tranne un sopracciglio che gli parte verso il soffitto, soprattutto perché non si chiama Fausto. "Fausto?", ripete cauto. "Fausto, sì", conferma lei. "Non possiamo, c'è Fausto". Lui resiste alla tentazione di guardarsi intorno allarmato. Non sono a casa nè di lui nè di lei, la casa è di amici e in effetti è piena di gente, anche se a quel punto sarebbero dovuti essere tutti a dormire. Nel dubbio, ritira la mano. "Fausto", ripete ancora, non sapendo bene cos'altro dire e sperando che lei adduca motivazioni plausibili, possibilmente senza coinvolgere spiriti di trisavoli di nome Fausto che aleggiano impertinenti intorno al divano. "Eh", si limita a ribadire lei, come se la spiegazione fosse logica. Lui, l'estasi e la passione ormai scemate, comincia a dar segni di nervosismo. "Ma chi cazz'è, 'sto Fausto?". "Fausto, Leali, LE ALI, cazzo, stavi per mettere una zampa sulle ali e portarti via appresso tutto!")
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