sabato 3 aprile 2021

 Ci sono delle cose che, per età, per normale ricambio generazionale, tra non molto spariranno.

Non ho la minima intenzione di fare discorsi da cima di una pure africana, spiegando minchiate tipo il cerchio della vita con Elton John in sottofondo, nemmeno mi lancerò in discorsi fessi "che ne sanno i (anni a caso)..." ricordando quanto fosse bello fare una certa cosa, ovviamente andata perduta con l'avanzare degli anni e il passare delle generazioni. Ogni volta che sento idiozie di questo tipo, cose come la foto di una musicassetta e una bic, con sotto delle scritte su quanto la generazione che ne ricorda l'uso sia migliore di quelle che, la musicassetta, non la saprebbero nemmeno usare, mi viene l'orticaria. Penso a mia nonna che piangeva ascoltando Natalino Otto alla radio, mia mamma felice di aver trovato un disco di Caterina Valente  e mio padre mentre mi parla dell'amicizia tra Carosone e Gegè di Giacomo, tutte cose che andranno perdute tra non molto. Le ragazze che lanciavano i reggiseni a Mal, non ci sono più. 

Tutto questo per dire che una delle cose destinate a sparire, sarà Colombo.

Lo ribadisco, sarà sacrosanto. 
Adoro Colombo, venero Colombo, il pensiero che sparirà o che sarà destinato a essere solo un lieve ricordo in occasione di una ricorrenza legata a Peter Falk, però, non mi atterrisce. È giusto. È normale.

Colombo è un personaggio complesso. 
Estremamente galante, educato, rispettoso, disordinato ma sempre attento a che tutto torni. Non è ossessionato dall'aver ragione e nemmeno dal dover dimostrare agli altri qualcosa. Ha un dovere da compiere, è felice nel compierlo, trova la sua vita felice e gratificante con quello che ha o riesce a ottenere con il lavoro. 
Molto del suo successo lavorativo lo deve al fatto di svolgerlo in un mondo inventato, irreale, dove il colpevole crolla dopo essere stato scoperto, spesso con prove che sarebbero letteralmente devastate anche da un avvocato d'ufficio, figura che viene descritta come l'intima essenza dell'incapacità.
Non è perfetto, non è certo un cavaliere senza macchia e senza paura: mente, manipola e usa i colpevoli o chi ha intorno per raggiungere il suo scopo, ma mai in maniera malevola e mai senza scusarsi per averlo fatto. In una puntata fa credere a una ragazza che la zia, colpevole di omicidio, uccise anni prima anche suo padre, lo fa per innervosire la colpevole e indurla a tradirsi. Nel finale della puntata, però, offre il braccio alla omicida per farla uscire dalla stanza come conviene a una signora, dichiarandosi onorato nel poterlo fare, una scena che mi ha sempre ricordato l'onore delle armi concesso dal maggiore Richardson al Capitano Blasi.

Una delle mie puntate preferite è "Prova d'intelligenza".
Colombo deve risolvere un caso di omicidio avvenuto in un club privato simile al Mensa, dove si riuniscono persone con un QI molto al di sopra della media, il colpevole, uno dei soci fondatori, ha ucciso un suo amico perché non lo denunciasse dopo aver scoperto che rubava i soldi dell'associazione per mantenere la sua vita agiata, convinto che solo per quel motivo la sua bella moglie rimanesse accanto a lui.
Il colpevole sistema degli oggetti in una stanza al piano superiore perché si muovano in un perfetto effetto domino, costruendo quello che pensava essere un alibi perfetto. 
Tutti i "geni" del club tentano di risolvere il caso, ognuno di loro con delle teorie assurde che vengono educatamente distrutte da Colombo, quasi mortificato nello spiegare loro che le aveva prese in considerazione ma subito accantonate perché sbagliate: ognuna delle spiegazioni di questi geni si rivela una sciocchezza. Colombo, come suo solito, non molla il colpevole sottoponendogli decine di teorie ancora più assurde e piccole incongruenze che gli sono saltate all'occhio, sottolineando come mai gli fosse capitato di trovarsi al cospetto di tanti geni.

Nella scena finale, in un crescendo tra i più adrenalinici della serie, Colombo inchioda il colpevole nella maniera più semplice: facendo leva sulla sua vanità. Gli fa credere di aver risolto il caso grazie all'aiuto di uno dei soci, non particolarmente brillante, e cambia un solo particolare della ricostruzione: il colpevole urla tutto il suo disappunto e sostituisce quel particolare con quello giusto, da lui stesso usato, quindi crolla felice su una poltrona dopo aver dimostrato di essere il più intelligente di tutti.
Rendendosi conto, dopo solo pochi secondi, di essere invece il più cretino.
Riceve in quel momento, complice solo il diavolo, una telefonata della moglie. Gli chiede di tornare a casa, di tornare da lei, nel loro letto, che solo quello conta. L'espressione dell'omicida è quella di chi pensava di aver capito tutto, mentre si rende conto invece di non aver capito davvero niente.

Colombo risolve i casi ascoltando. Senza mettersi su un piano più alto dei colpevoli, fa leva sui loro errori e, soprattutto, sulla loro vanità: per quanto efferati sono i loro delitti o quanto considerino alte le motivazioni che li portano a uccidere, quel che davvero non riescono a sopportare è l'aver messo a punto il delitto perfetto senza che nessuno ne renda loro merito o si sentono talmente tanto in alto da permettersi di considerare una nullità non solo quel buffo ometto che li rende tanto nervosi ma anche tutti quelli con cui hanno a che fare. 
Come tanti altri, parlano godendo del suono della propria voce, senza ascoltare.
Hanno sempre ragione.
Ma basta una persona che non si comporta come loro a far crollare tutto.

In questo, il telefilm di Colombo ha più elementi fantascientifici di Star Trek.

3 commenti:

  1. Adoro! Ho sempre amato Colombo, lo vedevo con papà da piccola e anche oggi se mi capita di incrociarne un episodio non disdegno l'ennesima visione. Però, sempre per stare in tema modernità, adesso c'è il modo di sentire la sua vera voce e... no niente, non ce la faccio mi fa troppo ridere, lo devo vedere in italiano (diversi doppiatori, e chissene). Ah, un'ultima cosa : la Peugeot 403 ��

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  2. Colombo non sparirà mai… fino a che ci sarà rete 4.
    e poi mi aspetto un reboot prima o poi. Purtroppo

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