martedì 30 aprile 2013



Ci sono le mattinate che ti svegli male, che tutto ti gira storto, dove la prima persona che vedi è un testimone di Kirby (non di quelli che sanno chi sia Ikaris, purtroppo, uno di quelli che ti convince di avere batteri che fanno allegramente una manovella al ceppo mutante dell'ebola che, giornalmente, organizzano un open di tennis sui tuoi cuscini) e dove piove.
Non acqua.
Suocere.
Piovono suocere.
E nemmeno precipitano spatasciandosi al suolo, che sarebbe uno spettacolo da farci i blue ray e riguardaselo ogni momento libero piangendo di gioia, no, piovono come piove quando sei in macchina col tergicristallo comprato dal cinese che si sfalda e non ci vedi una sega, con le gocce che si piazzano sul parabrezza e ti urlano "Doveva sposare un ingegnereeeeeeeeee" Beh, non è una di quelle mattine.
Anzi.
Arrivo al lavoro con un sorriso che nemmeno se avevo appena girato uno spot per un whisky maschio senza rischio, saltellando in modo che Gene, Fred e Rudolf battono cinque e dicono "yeah". Mettiamoci che ieri sera, partita di pallavolo, ho giocato come Giuseppe Battista il Battezzatore.

Da sempre sono uno sportivo mite.
Per me lo sport è quella cosa che ti permette di bere birra con gli amici e di poter fare tre piani di scale senza trovarsi le mani piene di alveoli polmonari.
Guardo le partite con grazia e signorilità, come fossi ad Ascot. Sorseggiando the insieme a Margaret ed Elizabeth, amabilmente discorrendo di tendaggi e altezze al garrese.

Stocazzo.

Lo sport è odio.
Io non devo batterti, io devo annichilirti, devo farti pensare che il giorno peggiore della tua vita sia quello dove mi hai visto al di là della rete e non sei scappato urlando e piangendo, devi arrivare a pensare che il giorno in cui, contemporaneamente, hai scoperto di essere stato messo al mondo solo come possibile fornitore di pezzi di ricambio per una eventuale malattia di tuo fratello, sanissimo tra l'altro, dove la tua ragazza ti ha appena lasciato per un neonazista gay testimone di geova drogato e che picchia i bambini, dove ti hanno appena detto che no, le dimensioni contano eccome e che poi lo usi anche malissimo, dove, oltretutto, scopri che la tua ragazza, prima dell'operazione,  si chiamava Mario.

E che ora si chiama Marione.

Durante le partite vale tutto. 
Mettiamo ieri sera.
Faccio una pulciosa attività ludico-ginnica rispondente alla denominazione "pallavolo" (dopo il tredicesimo menisco che fai saltare, per la legge Montero, ti inibiscono l'ingresso a tutti i campi di calcetto) dove, tra me e le pecore destinate al mio pasto di sangue, c'è una maledetta e fottuta rete di separazione.
Oltretutto è un torneo open misto.
Misto.
Significa uomini e donne che giocano insieme.
Datemi anche le birre e sarebbe perfetto, direte voi.
Un piffero.
Ma ne parleremo poi.

Ieri partita.

Individuo quasi subito i possibili bersagli.
Un cucciolo. Ragazzino di vent'anni al massimo con capelli saponati, calzini colorati, lacci delle scarpe diversi, tatuaggio al braccio con Winnie Pooh ed Hello Kitty che corrono gaudenti nei prati.
Troppo facile.
Il cucciolo ha un fratello maggiore.
Grosso.
Peloso.
Con tatuata la foto segnaletica che gli hanno fatto quando ha ucciso la madre a cucchiaiate.
Sei il mio Bulbasaur, scelgo te.

Durante i saluti iniziali sotto rete, stringo forte la mano del cucciolo. Fa una smorfia di dolore ed accenna una faccia sorpresa.
Di solito, in questi casi, devi far finta che non lo hai fatto apposta in modo che, quando lo farai di nuovo, aumenti l'effetto sorpresa.
Stavolta però, ha vicino il fratello e non resisto.
"Vai a giocare a burraco se non reggi nemmeno una stretta di mano. E Candy Candy era una zoccola, il principe non si era nemmeno freddato e già si faceva soffiare l'armonica da Terrence"
Mette le mani sulle guance spalancando la bocca in una perfetta O di stupore.
"Così, bravo. Così ha guadagnato il posto da infermiera"

Inizia la partita.
Batto sul cucciolo e sono quattro punti facili.
Esce in lacrime.
Perfetto. Il fratello adesso è incarognito al punto giusto.
Serie ci cambi. Ci troviamo sotto rete uno di fronte all'altro.
Parla.
"Che strano, sto parlando con un cadavere"
"Le stesse parole che pronuncia tua moglie quando si sente generosa e vuole farti un regalo di compleanno al tuo risveglio"
Battuta nostra.
I ricevitori ricevono, alzano al palleggiatore che mette  a disposizione dell'orso l'equivalente di excalibur da schiacciare.
Lo fa.
Peccato ormai non vedesse altro che schiacciarmi in faccia, quindi non pensa minimamente ad angolarla.
Gliela muro addosso.
"Fatto male?"
E gli do le spalle.
Soffia come una locomotiva a vapore.
"Ti sento sbuffare dietro di me, chissà quante volte avrai ripetuto questa frase".

L'allenatore avversario chiede cambio.
Non rientra più.

Lo sport è meraviglioso.
(scusate, mi andava di scrivere stamattina, riprendo col post normale)

Entra la seconda cliente dall'apertura.
La prima voleva del formaggio.
Giuro.
Aveva l'aria di cercare dei Ricciocorni Schiattosi intorno a me.
"Come fa a lavorare con tutta questa confusione intorno?"
Avevo anche la musica spenta ed eravamo soli.
"Signora, a tenere lontano i disturbatori di solito ci pensa Elliot, oggi è in malattia, le chiedo scusa"
Sorride, mi carezza il viso ed esce.
Caruccia.
Sono anche propenso a credere che la palpata al sedere che m'ha dato subito dopo fosse casuale.

La seconda, dicevamo.
Che è quella, di solito, a regalare le migliori soddisfazioni.
Maliziosi.

"Salve, senta, lo so che non mi ha descritto e che non ha voglia di cancellare e riprendere il discorso da due righe sopra, per questo vorrei anzitutto dirle che stamattina mi sono svegliata con delle frittate agli asparagi sugli occhi ed è solo per questo motivo che sono vestita come fossi appena scesa dal carro del daltonici al carnevale di Viareggio. Lo so, sono un curioso amalgama di tessuti, colori ed abbottonamenti sbagliati. Mettiamoci che ho dei capelli acconciati alla moda triceratopa e chiudiamola qui, che si sono anche strarotti le palle di leggere"

"Mi dica signora, come posso aiutarla?"

"Anzitutto la smetta di guardarmi le bocce"

Lo dice seria. Ci penso un attimo. 
Rispondo.

"Non lo sto facendo, anche volendo, dovrei lanciare 3d6 per probabilità, lei sembra dotata più di una bella calligrafia che di seni prosperosi"

"Lo so, mi ci faccia credere però, anzi, mi dia soddisfazione: ogni tanto ci butti un occhio"

"Possiamo tornare al possibile acquisto?"

"Avrei bisogno di un phon"

Illustro i modelli in esposizione.
Sono phon.
Pistoliformi, pulsantimuniti, caldosoffianti.
Non parliamo dell'occhio di Agamotto. Faccio presto ad illustrare.

"Perchè vede, il mio fa un piccolo difetto"

"Quale?"

"Nulla di che, quando lo accendo, o fa saltare la corrente in tutta casa o funziona benissimo ma produce un sacco di scintille"

"Scherza?"

"No, guardi, per asciugare, asciuga una bellezza, BASTA STARE ATTENTI E SPENGERE SUBITO LE FIAMME se i capelli prendono fuoco, ma va che è una meraviglia, MI DISPIACE BUTTARLO"


Leonix Italia, Reparto Odore Di Vittoria, ore 11,00

1 commento:

  1. Genio... sei un genio... e da pallavolista in congedo temporaneo concordo in pieno!

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